Birra vs Vino: chi ha vinto la sfida nell’annata 2015?
Nel corso dell’ultimo anno il settore delle bevande alcoliche ha visto un incremento nel fatturato,soprattutto sui mercati esteri, sia del vino che della birra dei produttori italiani.
LA BIRRA IN ITALIA
La birra sicuramente è stata il concorrente favorito nella sfida. Il 2015 è stato il suo anno, in
particolare se si parla di birra italiana artigianale: con tanto di festival disseminati lungo lo stivale durante tutta l’annata, sino ai cesti natalizi sotto l’albero. Un fervore che in numeri si traduce in:
875 micro-birrifici con 1.300 persone impiegate, arrivando poi a produrre un indotto di 4.000 lavoratori.
Ma non solo di artigianale ci si può dissetare.
E allora ecco cosa racconta, sullo sfidante “birra italiana”, il The Brewers of Europe nel rapporto Beer Statistics 2015: la produzione copre ormai il 10% di quella complessiva Ue, posizionandosi al quarto posto subito dopo Regno Unito, Germania e Francia con 600 impianti tra grandi aziende, piccoli birrifici e malterie.
A livello Europa, per intenderci, sono stati censiti 6.500 birrifici, 136.000 lavoratori occupati direttamente e un export pari a 80 milioni di ettolitri.
E proprio quest’ultima, l’esportazione, rappresenta un altro fattore di positività nell’annata 2015 della birra in Italia, con numeri che arrivano a 2 milioni di ettolitri esportati nel mondo che, in termini di trend di crescita, si traducono in un aumento del 135% nell’ultimo decennio (+3,5% nell’ultimo anno) con picchi in Olanda, Regno Unito e Usa dove si contano il maggior numero di Italian beer lovers.
In questo quadro del mercato del luppolo, la nota di colore è sicuramente rosa: in aumento le consumatrici, ad oggi 6/10 donne ne fanno parte.
E per concludere, un primato che è però nota dolente, rappresentando ciò che non permette al
Belpaese di competere ad armi pari con altri stati più agevolati sul fronte delle politiche
economiche: la tassazione della birra italiana infatti «è cresciuta del +30% tra ottobre 2013 e
gennaio 2015 […]. Negli ultimi mesi il trend di nuove aperture è calato, mentre l’occupazione
generata dalla birra si è ridotta in modo sensibile (-5,5% in due anni).
Eppure, ogni anno la birra porta circa 4 miliardi di euro nelle casse dello Stato, tra accise, Iva, imposte sui redditi e sui salari, contributi sociali nel settore birrario e provenienti da settori collegati», evidenzia una recente analisi dello stato dell’arte del settore prodotta dal direttore di AssoBirra Filippo Terzaghi.
I VINI ITALIANI
Dall’altra parte del ring, i vini italiani: come è stato il 2015 per loro?
Un primo dato non gioca a favore del mercato vinicolo: nella quotidianità dell’italiano medio, la
bevanda al luppolo sta iniziando a sostituire sempre più i prodotti delle vigne.
Se negli ultimi dieci anni nel consumo di bevande alcoliche le percentuali vino VS birra sono state 61% contro 35%, oggi sono 56 e 39% (fonte: Osservatorio del vino).
Sembrerebbe infatti che la birra sia considerata più immediata, adatta a contesti informali e appunto quotidiani.
Non mancano però numeri positivi: nel 2015 l’Italia, con i suoi vini, ha sconfittola Francia
aggiudicandosi il primato di produttore mondiale grazie a una produzione di quasi 50 milioni di ettolitri, anche grazie a condizioni climatiche più favorevoli.
Ottimi risultati in termini di
esportazione anche per i vini italiani, così come visto per la birra: + 6% è il dato aggiornato ad
agosto rispetto allo stesso periodo del 2014. In cifre, si parla di un fatturato di 3,39 miliardi di euro.
Probabilmente, in ambito export, è stato l’anno delle bollicine sempre più apprezzate soprattutto nel mercato statunitense: l’Italia ha addirittura esportato oltre il doppio di quanto è riuscita a fare il grande competitor Francia.
L’obiettivo dichiarato è quello di un fatturato di 5,5 miliardi di euro sui mercati esteri, anche grazie al Prosecco che- in fase di ascesa – è traino nelle esportazioni di tutte le bollicine (+30% sia in volume che in valore).